lunedì 21 marzo 2011

"Sin Train" - Luca Milani, tra rimpianti e speranze, sempre nel nome della musica

GENERE: Country-rock , rock d'autore, pop
PREMESSA:
Il primo cd solista di Luca Milani, nel quieto incedere del suo ritmo e delle sue chitarre acustiche, è in realtà un urlo pieno di rabbia che produce un frastuono più rumoroso di quello che potrebbero fare molte chitarre elettriche messe insieme.
"Sin Train" è un viaggio; è l'autobiografia di un "loser" che per un breve lasso di tempo è stato un vincitore.
E' anche un disco sul rimpianto per il tempo che passa velocemente e sulle ambizioni frustrate.
Un cd dove una delle parole che ricorre di più è "trying"; provare a realizzarsi in ciò che è la passione più grande.
Conosco Luca; questo sicuramente mi ha avvantaggiato nella comprensione di un disco che è un fiume in piena al contrario di lui, che è un ragazzo silenzioso e molto riservato.
In questo cd Luca apre le porte del suo mondo; è un disco di esperienze realmente vissute sulla propria pelle. Per questo motivo le immagini che ci descrive sono cosi vivide e intense; leggendo i testi di "Sin Train" non si può rimanere indifferenti.

IL DISCO:
Il cd parte con la splendida "Bandit"; un inizio perfetto dove Luca ci parla di tutte le persone che ha visto inseguire stelle che poi si sono trasformate in polvere.
"Bandit" è, inoltre, una canzone sulla poca voglia della gente (degli amici!) di capirsi e di capirci: "seems nobody knew us, 'cause everybody is so far away".
Anche in questa prima canzone del disco è però presente la speranza: "Driving fast through the night, looking for a place to stay alive".
La canzone successiva, "Mandy", ci svela le ottime potenzialità vocali del cantante anche su tonalità piuttosto basse.
Proprio la voce di Luca è, insieme ai testi, il punto di forza del cd; un timbro caldissimo.
Se vi capita sentitevelo dal vivo perchè è anche meglio che su disco.
La terza canzone di "Sin Train" è la bellissima "Old August Sun" (primo singolo); la canzone narra la storia di una persona che ha inseguito la celebrità e il riconoscimento nel campo musicale e che, una volta raggiunta tale meta, non ha goduto appieno di quel periodo ( "when my time came I was in another place") ; c'è del rimpianto ma anche qui è presente un desiderio forte di rivalsa: "I'm still trying to became famous".
La canzone successiva, "Letters from Prague", è una canzone più intima che ci prepara alla title track, "Sin Train". Il brano che da il nome al disco è una dolcissima ballata country con un ritornello che non può non essere amato.
La gemma del disco però è il trittico di canzoni che troviamo subito dopo; la prima, "Snow in Milan" è a mio dire, il brano che riassume in modo più profondo, sia dal punto di vista musicale che da quello letterario, il disco; la canzone inizia con chitarra acustica, armonica e qualche discreta nota di piano. Il testo è un gioiellino; tra speranza ("you know, after all these years I'm still trying to win") e rimpianti (" now those days are gone and I'm bleeding everyday").
Passiamo poi a "Jenny Stone" una delle canzoni più orecchiabili e dal ritmo più sostenuto; con "Until the end" invece ritroviamo Luca Milani nella sua essenza; voce, chitarra acustica e armonica, nella tradizione dei grandi cantautori americani (Johnny Cash su tutti).
Proprio "Until the end" è la canzone dove l'ansia per il tempo che scorre troppo veloce rispetto alle nostre ambizioni si percepisce in modo palpabile.
La chiusura del disco è affidata a "The Killer" e "A place to stay bright" (dove fa la sua comparsa l'ukulele!).
E come scrive e canta Luca proprio in "The Killer" : "because my lonely days will show you my best someday, and I'm trying to plan my great, great escape".
CONSIGLIATISSIMO
Per ascoltare il primo singolo "Old august sun" cliccate qui --> OLD AUGUST SUN
Link : www.myspace.com/lmilani
         www.facebook.com/lmilani

lunedì 24 gennaio 2011

Bivi & Scelte - Episodio 4

I corpi si univano con una dolcezza feroce.
Dopo un iniziale studio di sguardi la passione aveva preso il sopravvento
Era entrato a casa di lei, senza sapere come sarebbe andata; dopo pochi minuti si trovavano svestiti sul letto colti da un impeto irrefrenabile.
Avevano oltrepassato quella linea di confine che si erano dati.
Ora lui la accarezzava in modo affettuoso e deciso; lei ricambiava le attenzioni e si apprestava a baciarlo su tutto il corpo a partire dal collo; sapeva che se avesse iniziato a baciarlo nel modo in cui stava per fare, e in certi punti, non sarebbero potuti più tornare indietro.
Iniziò a baciarlo; lei non voleva tornare indietro; la mente non poteva fermarla.
E il suo corpo? Inutile anche solo chiederlo.
Intanto lui era ubriaco di eccitazione e felicità; i baci scambiati erano sensuali; i loro corpi sembravano conoscersi da una vita; l'attrazione era totale e incontrollabile.
I baci di lei si facevano sempre più audaci mano a mano che si avvicinavano al sesso di lui; lui intanto le carezzava i capelli e si accorse che non riusciva a pensare a nient'altro che a lei. La cosa lo sorprese e lo spaventò.
 Non gli era mai capitato prima.



Era sempre stato un uomo freddo e totalmente concentrato sui propri obiettivi e sulla propria realizzazione professionale. Aveva sempre guardato con diffidenza all'amore dalla tenera età; troppi amici aveva visto soffrire e diventare la brutta copia di quello che erano. L'amore portava a compiere gesti irrazionali che lui non aveva mai compreso ma che anzi ricusava del tutto.
"Io non farò questa fine" aveva sempre pensato; le ragazze d'altronde non gli erano mai mancate; era una persona interessante e con una discreta dose di fascino. Nulla di eccezionale, ma anche questo suo essere cosi distaccato aveva portato molte donne a interessarsi di lui.
Lui però non si era mai voluto impegnare; e a maggior ragione non si era voluto innamorare. Perlomeno questo era ciò che pensava.
Aveva creduto di avere il controllo sull'amore.
Poi aveva incontrato lei. E si era scoperto vulnerabile.
Iniziò a fare conoscenza con quella parte di lui che solo ora emergeva a galla.


La bocca di lei era ormai a contatto col sesso di lui che iniziò a gemere.
Non riusciva a controllarsi; la prese con impeto e la stese sul tavolo vicino al letto.
Iniziò con la mano a stimolarle il pube e dopo pochi istanti immerse il suo viso nel sesso di lei.
Con la lingua le stuzzicava la clitoride; percepiva il suo piacere, e ciò lo invogliava a provocarla sempre di più; voleva farla stare bene; voleva che l'attrazione fisica sfociasse in intesa sessuale. Voleva che dopo quella notte lei non desiderasse nient'altro che lui.
Lei urlava in silenzio tutta la sua eccitazione senza pudore; nel frattempo lui era salito a baciare i suoi seni. Intanto le dita della mano di lui entravano e uscivano con vigore dal sesso di lei che si faceva sempre più umido.
"Oddio, ti prego" sussurrò lei; e lui, sempre più affamato di lei, iniziò nuovamente a  giocare con la sua clitoride fino a farle raggiungere l'orgasmo.
Subito dopo la cinse a sé conducendola nuovamente sul letto.
Voleva prolungare il piacere di lei il più possibile.



Era stata, come spesso accade, una frequentazione iniziata per caso.
La incontrò una sera ad una festa, tramite amici.
La vista di lei lo trafisse. Da quel momento non sarebbe stato più lo stesso.
Gliela presentarono; lui non sapendo come comportarsi non trovò di meglio da dire che: "visto che freddo stasera?".
"Bravo. Sei davvero interessente! Idiota" pensò tra sé e sé lui.
Lei però aveva percepito il suo imbarazzo e l'aveva trovato molto dolce anche se faticava a inquadrarlo; l'uomo sicuro e sfacciato che era sembrato prima che si presentassero non c'era più.
Le sembrava di trovarsi a parlare con un'altra persona mentre in realtà era la stessa che aveva varcato la porta del locale poco prima.
Tentarono di avviare una conversazione; o meglio, lei tentava di cacciare fuori le parole dalla bocca di lui che sembrava incapace di ridestarsi dal torpore.
"Che diamine mi prende" pensò lui.
La serata era poi proseguita; lui non aveva più trovato il coraggio di tornare da lei a parlarle dopo la precedente figura, ma quando realizzò che stava per andarsene si avviò verso di lei.
La prese amichevolmente da un fianco. Fu lì che sentì la seconda scarica elettrica della serata.
C'era qualcosa di magnetico tra di loro; lo sentivano entrambi.
Lei si girò e gli sorrise; lui allora azzardò a chiederle il numero di cellulare che lei gli diede volentieri.
Aveva tremato mentre le chiedeva il numero di telefono; aveva paura di un rifiuto. Si sentiva come un ragazzino alle prime armi e la cosa lo disorientava.
"Non è possibile; sto diventando come quei rincoglioniti degli amici miei".



Entrò dentro di lei.
Lo fece lentamente; voleva assaporare ogni singolo istante; sentire il suo sesso entrare sempre più in profondità in quello di lei.
Lei lo accolse dentro di sé e iniziò una lotta selvaggia e furiosa.
Il lume della ragione era ormai perduto; l'eccitazione riempiva i loro corpi e li incitava ad aumentare il ritmo sempre di più.
Lei intanto lo annusava.
L'olfatto svolge un ruolo fondamentale nell'attrazione sessuale; e il suo odore, per lei, era una droga dolcissima.
Cominciò a gemere sempre più forte; lui le chiuse dolcemente la bocca con la mano; poi uscì da lei che si girò.
Entrò dentro di lei da dietro.
Tale era l'estasi che credette di essere diventato cieco. Non si era accorto di aver chiuso gli occhi per il piacere. Li riaprì e gli sembrava comunque di vedere tutto sfocato. Il respiro si faceva via via più affannoso.
Raccolse la sua maglia. La usò per bendarle gli occhi.
Entrava e usciva da lei lentamente. Ogni volta profondava il suo sesso sempre più dentro di lei.
Erano diventati un'unica voce e un unico corpo. Una sola anima che galleggiava in uno spazio senza tempo; in un posto dove nessuno li avrebbe potuti disturbare per riportarli alla realtà.
Il sesso di lei era sempre più bagnato.
Fu allora che lei prese il comando.
Lo fece distendere a pancia in sù e si mise a cavalcioni su di lui facendolo entrare.
Ripresero la loro lotta irruenta; lui le baciava i seni aumentando sempre di più la sua eccitazione.
I fianchi di lei lavoravano instancabili.
Fu allora che vennero; insieme.
Un'unica voce, un unico corpo e un solo orgasmo.
Tale era stato l'impeto col quale avevano fatto all'amore che adesso erano estenuati.
Lei si appoggiò con la testa sul petto di lui e gli strinse una mano. Era calda.
Si addormentarono così.



I giorni seguenti non ebbe il coraggio di richiamarla.
Poi, casualmente, la incontrò un pomeriggio.
Lui era nel bel mezzo di una delle sue interminabili passeggiate; lei era stata a pranzo fuori e si apprestava a tornare a casa.
Scoprirono di abitare vicino.
Inutile dilungarsi troppo su come furono i giorni seguenti.
Vi basti sapere che iniziarono a vedersi; ma la loro frequentazione , per citare una canzone, "è stata un romanzo Helter Skelter dall'inizio".
Sapevano di provare entrambi una forte attrazione; ma a lei sembrava mancasse quel gradino in più, fondamentale, da salire insieme.
Lei non sapeva cosa voleva o se cercasse realmente una relazione.
Lui, invece,  tentava di conoscere questa nuova parte di sé che guardava comunque con diffidenza. Vedendo la situazione con lei poco chiara aveva cercato di non scoprirsi più di quanto avesse già fatto; questa condizione però iniziava a trascinarsi da troppo tempo.
Fino al giorno in cui qualcosa scattò in lui.
"La voglio".
Si recò a casa di lei.
Il resto lo sapete.



Si risvegliò accarezzato dai raggi del sole che filtravano dalle tende della finestra.
Si mise subito sull'attenti. Lei non era sul letto. Subito sentì un nodo alla gola.
"Non può essere andata via... è casa sua!" pensò.
Si sentiva solo su quel letto; aveva immaginato tutt'altro risveglio.
Non gli erano mai interessate queste cose; ora invece ogni piccolo particolare fuori posto lo faceva sentire sempre più fragile.
"Possibile che sia uscita così senza avvertirmi?"
Ascoltò i rumori della casa. E capì.
Lei era in bagno a farsi una doccia.
Il pensiero avrebbe dovuto tranquillizzarlo; fu l'esatto contrario.
"Non è possibile che io me la sia presa cosi tanto per una sciocchezza del genere" pensò.
Sentiva di non essere in grado di gestire la situazione. Aveva paura che lei sarebbe scappata via; vedeva tutto con occhi negativi. Non sapeva cosa fare.
Era innamorato.
Decise.
Scrisse in fretta e furia un biglietto che lasciò sul cuscino.
Si vestì e uscì da casa di lei.
Qualche minuto dopo lei aveva finito di fare la doccia.
"Ehi! sei svegliooo ?" aveva detto a gran voce uscendo dal bagno; aveva infatti sentito dei rumori ed era sicura che lui fosse sveglio.
Era stata una doccia piacevole; la serata era stata inaspettata. Forse proprio per questo così intensa.
Non era pentita di quello che avevano fatto; non sapeva cosa sarebbe successo ma si era svegliata col sorriso e questo per ora le bastava.
Entrò in camera da letto.
"Ehi ma dove sei ?".
Fu allora che notò il biglietto.


SOUNDTRACK Verdena (Clicca)


mercoledì 19 gennaio 2011

Bivi & Scelte - Episodio 3

"La verità è che..."
"... che quella che stai facendo è una grandissima stronzata!"
Le persone, ignare, ci passano vicino.
Gli abiti che indossiamo sono ormai consunti.
"La verità è che stiamo sprecando il nostro maledetto tempo!
Anzi, mi correggo, che io sto sprecando il mio stramaledettissimo tempo!"
"Tu credi che io sia felice?"
"Sai che c'è? C'è che non me ne frega un cazzo di quello che pensi che io possa pensare".
Maledetto bugiardo. Non è vero niente; lo sai bene.
Le parole escono dalla bocca, rispetto alle volte passate, in un modo più ragionato. Devo riconoscere che sono sorpreso dal tono della mia voce, che appare deciso e netto, così in contrasto con quello che sto provando.
Perchè ci roviniamo cosi?

Fiumi di parole che non diventano poi emozioni vissute.
Questo è il delitto più grande, quello che mi disturba, e che provoca forti scariche di ira dentro il mio corpo che è in tumulto.
Cosa fare?
"Perfetto. Se non te ne frega niente..."
"Oddio come non lo sopporto questo tuo tono; questo modo di fare come se andasse bene tutto, come se
tutto per te potesse essere messo da parte senza colpo ferire. Dio quanto la odio questa cosa"
"Mi dici cosa dovrei fare? cerco solo di capire cosa vuoi anche tu"
"Cosa voglio io lo sai fin troppo bene; forse è questo il nostro problema"
"Ma... cosa stai dicendo?"
"Lo sappiamo benissimo tutti e due...te in primis"
"Tu dai per scontato che io capisca sempre tutto quello che tu pensi di dirmi con così grande chiarezza. Purtroppo per te non è affatto cosi! Non sei sempre cosi cristallino nel tuo modo di esporre le cose. Smettila di parlare per sottintesi!"
"Cosa??? Ma se sei la numero uno in questa materia! Tu lo stai davvero venendo a dire a me? Sono sopraffatto, senza parole... davvero non so più cosa dire".
E' questo il problema di tutto.
Non c'è niente da dire. Ci sarebbe molto da vivere.
Mente ci perdiamo in discussioni logoranti le lancette dell'orologio continuano ad andare avanti; la vita non ci aspetta, è un treno di sola andata che effettua poche fermate;l'unica cosa che puoi fare, quando sei stufo del posto dove ti eri precedentemente deciso a stare, è aspettare il nuovo treno che continuerà il percorso del convoglio dal quale eri sceso la volta prima; non si può tornare indietro.
Salvo rarissime eccezioni; e il modo per tornare indietro è ignoto ai più, compreso a chi vi narra questo breve frammento.
Detto ciò, mettersi a dormire nel proprio scompartimento perdendo la cognizione del tempo e del viaggio non è affatto una buona idea; il mio consiglio è sempre di rimanere vigili e di cercare di scorgere ciò che si vede una volta arrivati nei pressi di una delle rare stazioni che si trovano sul percorso di questo treno.
Guai a perdere l'occasione giusta.
"Sai che c'è carissima? C'è che adesso io me ne vado; non ce la faccio più... questa situazione fa schifo, io mi faccio schifo"
Mentre lui si allontana lei è ferma; non sa cosa fare, una forza la spinge verso di lui, l'altra fa il contrario; lei rimane ferma.
Mentre lui diventa sempre più piccolo ai suoi occhi i ricordi già scorrono nella mente di lei, che rimane maledettamente ferma.
Mentre rimane ferma pensa di aver fatto un errore, o forse no.
O forse si.
Cosa dovrebbe fare ?

Soundtrack



venerdì 14 gennaio 2011

Bivi & Scelte - Episodio 2

Il bivio davanti ai suoi occhi.
Attorno a lui la desolazione.
L'aria si faceva irrespirabile; si recò presso una sorgente non lontana da quel bivio cosi misterioso.
Solo dopo aver immerso le mani nell'acqua si rese conto di come fosse tiepida; nonostante ciò, l'aria attorno a lui era sempre più gelida.
Si spogliò, sfidando il freddo, e andò a cercare conforto e tepore in quella sorgente.
Immerso nell'acqua sentiva diffondersi dentro di sé un senso di benessere che da troppo tempo non provava e cercava di capire come potesse essere cosi calda quell'acqua rispetto alla temperatura esterna.
Mentre pensava a tutto ciò la natura circostante iniziò a mutare; la vegetazione che fino a poco tempo prima era stata scarna cambiò e davanti ai suoi occhi apparve un bosco colorato e rigoglioso, pieno di splendidi pini che si stagliavano maestosi; ghiri, tassi, volpi e daini cominciavano intanto a fare la loro apparizione in questo paesaggio cosi nuovo e affascinante.
Era incredulo.
Tutto quello che si trovava attorno a lui assumeva nuovi contorni; il benessere che aveva provato mentre si immergeva nella sorgente diveniva sempre più forte. Era accecante.
Si accorse allora che il suo viso veniva nuovamente rigato da lacrime che uscivano copiose dai suoi occhi; erano stavolta lacrime di gioia perchè in quel momento si sentiva vivo, era felice di esserlo; tutte le cose attorno a lui assumevano colori più intensi e vedeva che gli animali, attratti dalla sua bizzarra presenza nella sorgente, si avvicinavano incuriositi con quei loro musi cosi buffi.
Aveva smarrito totalmente la cognizione del tempo; questa sensazione idilliaca durò qualche minuto ma nella sua testa sembrarono solo pochi secondi tale era la sua felicità.
Tutt'a un tratto sentì l'acqua divenire quasi gelata; con un balzo felino uscì dalla sorgente e dovette constatare che l'aria era sempre fredda ma che rispetto alla temperatura dell'acqua era comunque molto più calda.
Non fu l'unica cosa che notò.
Ebbe giusto il tempo di infilare i jeans e rimettere la felpa quando vide che era nuovamente tutto cambiato.
Il bosco, cosi pieno di colori fino a pochi secondi prima (che ora gli sembravano secoli) era di nuovo desolatamente spoglio; la vegetazione era rovinata , la fauna inesistente.
Era un sogno quello fatto poco prima?
No impossibile. Non era un sogno, di questo ne era certo; ma la spiegazione plausibile quale poteva essere?
La sensazione di pace provata in precedenza era svanita, proprio come i simpatici  ghiri che avevano fatto capolino a pochi metri da lui.
Il buio avvolgeva il posto.
Iniziò a strepitare e a lanciare via tutto ciò che trovava nelle proprie vicinanze.
Era forse l'inizio di una discesa verso la follia?
O era stato, questo, un breve sguardo a ciò che poteva essere il suo futuro in base alle scelte che avrebbe fatto?
Nella sua vita aveva sempre creduto nelle gradazioni di grigio; ora, invece, questa contrapposizione cosi netta si era presentata per breve tempo davanti ai suoi occhi e lo aveva spiazzato.
Notò in quel momento che non lontano dal bivio vi era un sentiero sterrato del quale non si era accorto.
Tutto si stava giocando in quei brevi istanti; affrontava il presente senza conoscerlo.
Decise allora di seguire la strada sterrata...

 

lunedì 10 gennaio 2011

Bivi & Scelte - Episodio 1

Proprio in quel momento ripensava ai mesi passati; solo allora, di fronte a quel bivio, si rendeva conto che delle lacrime avevano cominciato a rigargli il viso.
Perfino il vento non riusciva a portare via tutti i cattivi pensieri che avevano fatto capolino nella sua mente negli
ultimi giorni; erano immagini confuse, alle quali non riusciva a dare una forma distinta,
ma che incutevano in lui un certo timore.
Il caos regnava nella sua testa e pensava a quanto ironica fosse la vita.
Era costretto a prendere atto che in pochi giorni può cambiare tutto; altre cose invece non accennano mai a cambiare.
Negli anni trascorsi aveva sempre scelto con una buona dose di sicurezza la strada da percorrere; aveva superato ostacoli, avversità; aveva perso tante persone lungo la strada. Aveva capito che con la delusione devi imparare a conviverci perchè la "sorpresa" è sempre dietro l'angolo, come quando ti trovi a pochi metri dal traguardo di una gara di formula uno; senti di avere la vittoria in pugno, quando a un tratto esplode una gomma o, altra situazione possibile, il tuo impianto elettronico va in tilt. Passi in quel maledetto istante dal primo posto al ritiro.
Questa volta no.
La sicurezza era smarrita; e confuse erano le strade che si snodavano da quel bivio.
Gli anni passano inesorabili e le scelte che fai pesano sempre di più sul tuo futuro; perchè certe scelte, una volta che sono prese, scatenano tutta una serie di conseguenze dalle quali è impossibile recedere. Non puoi riavvolgere indietro la tua vita e i tuoi ricordi come fossero una videocassetta.
Proprio per questi motivi si sentiva perso di fronte a quel bivio.
Ripensava allora a tutto.
A loro, a lei, a quello che era stato. A quello che mai sarebbe voluto diventare.
La scelta era davanti ai suoi occhi; si sedette allora sulla tazza del cesso.






martedì 28 dicembre 2010

Kelly + Victor

"Cristo santo. E' fantastica. Non riesco a toglierle gli occhi di dosso. Sono tre notti che non dormo, gli occhi mi bruciano come se avessero fissato il sole e ora non desiderano altro che chiudersi, come farà la saracinesca del bar fra un paio d'ore" .
Inizia cosi uno dei libri più crudi, "disturbati" ed espliciti del 2002.
"Kelly + Victor" è un romanzo ambientato nell'arco di due settimane circa; ci troviamo immersi nel capodanno del 1999 a Liverpool.
Il 2000 è ormai realtà e tutte le illusioni che le persone si erano fatte sul nuovo millennio si sono rivelate per quello che erano. Solo delle illusioni. "(...) inizio a raccontargli di quando, da piccola, il Duemila mi sembrava una data solenne, speciale, magica in cui la gente avrebbe guidato macchine volanti e si sarebbe nutrita di pillole. Sarebbe andata in vacanza su Marte e cose cosi. E tutto sarebbe stato diverso (...) Ma cos'è cambiato in realtà? Niente. E niente cambierà. Rimarrà tutto uguale. Tutto come prima..."
L'autore del libro Niall Griffiths, nato a Liverpool nel 1966 ma residente ad Aberystwyth (nel Galles Occidentale) ambienta la storia nella sua terra natia.
Ci troviamo nella Liverpool dei bassifondi dove regna la disoccupazione, la povertà e la frustrazione e come spesso succede in situazioni del genere le persone canalizzano tutto questo malessere sociale in alcool a fiumi, droga e violenza. Tanta violenza.
Questo è un libro pieno di violenza; quella non detta, quella sfiorata , quella subita (e in certi casi accolta).
Ed è un libro su una storia d'amore; anche qui la violenza è onnipresente.
"Kelly + Victor" è anche un romanzo che parla di perversioni sessuali.
Il libro è diviso in due parti; prima la prospettiva di Victor, succube di Kelly e delle pratiche sadomaso che subisce da lei. E' attratto nonostante le violenze di Kelly si facciano sempre più insopportabili.
Successivamente entriamo nella storia dalla prospettiva di Kelly, una ragazza alla disperata ricerca di attenzioni che trova in Victor l'uomo che ama, che la fa sentire speciale.Ma è proprio con Victor che non riuscirà a dare un freno alle sue pulsioni che trascinerranno i due ragazzi in un vortice di violenza sempre maggiore.
E' interessante lo scavo psicologico dei due personaggi che fa l'autore; la prima persona in questo senso aiuta a entrare dentro alla storia e ai loro pensieri.
Kelly dei due è probabilmente il personaggio più interessante e complesso; Victor è un ragazzo pieno di insicurezze e con degli amici con i quali ha una comunicazione molto superficiale.
Quando vede per la prima volta Kelly  nel locale dove si trova anche lui tenta di darsi un contegno per fare colpo o quantomeno interessarla ma ciò che Kelly apprezza è proprio la sua aria spaurita, il suo essere fuori dal mondo e perchè no , un pò imbranato ( " ha un viso gentile e triste, in un certo senso. E' pensieroso e tranquillo, a differenza dei suoi amici rumorosi e vivaci, che fanno casino e si mettono in mostra")
Ma la cosa che ama più in lui Kelly è il suo saper e voler ascoltare quello che lei ha da dire: " e' cosi bello, parlare e chiacchierare, è bello e strano, perchè sembra che questo ragazzo mi stia ascoltando davvero , che sia interessato a quel che dico. E' la prima volta che mi succede. La maggior parte dei ragazzi vuole solo che tu sia zitta, cosi possono continuare a parlare di sé. Ecco una cosa che mi da davvero sui nervi. Stronzi, ignoranti, palloni gonfiati. Questo invece, questo Victor, è come se contasse sulle mie parole, come se per lui fossero importanti, come se volesse veramente ascoltarle. Ha qualcosa di speciale (...) ".
Dopo l'incontro al bar i due si recano a casa di lei e fanno sesso.
Sesso furioso, animale e drogato vista la quantità di sostanze stupefacenti ingerite dai due durante la serata.
L'intesa è perfetta anche se Kelly già sente montare dentro di se qualcosa a lei molto familiare: "Sento la ben nota fitta nelle mani e nella gola, quell'impulso, quella smania di prendere, storcere, tirare, strappare. E' sempre cosi violento il sesso (...) sono sempre cosi violenta quando faccio sesso, non so perchè. Ma ai ragazzi di solito piace. Ne vogliono sempre di più. E io, sinceramente, non vorrei farlo in nessun altro modo".
Dopo questo incontro Victor si reca due giorni con gli amici in Galles per un viaggio già programmato in precedenza.
Abbiamo cosi modo di entrare più a fondo nell'universo di Kelly: le sue amicizie, le sue abitudini e inquietudini e tutto ciò che ronza nella sua testa.
Kelly sa bene che dentro di sé c'è qualcosa che non va ma non riesce a porvi freno: " (...) sempre quella violenza, cazzo, quell'aggressività. Ce l'ho ancora dentro, dato che appena vedo quei lividi leggeri mi sento bene, sono contenta di aver lasciato un segno su di lui. Come se l'avessi marchiato o cose cosi. Segnato come mio. Voglio farlo ancora (...) devo avere qualcosa che non va. Ho qualcosa che non va. Non va bene , tutta quest'aggressività. Voglio tagliarlo... Cristo non va bene".
Dopo il suo incontro con Victor abbiamo modo di conoscere Peter, l'ex ragazzo di Kelly, uno spacciatore di cocaina, sessualmente violento e che spesso con i suoi atteggiamenti ha umiliato Kelly che ora lo guarda con distacco e senza provare più nulla per lui se non una punta di soddisfazione nel vederlo prostrarsi ai suoi piedi chiedendole di tornare indietro e offrendole gratuitamente dosi di cocaina... che lei accetta puntualmente.
Victor torna dal viaggio con gli amici;  dopo una scorribanda insieme a Kelly per i pub di Liverpool a base di alcool e cocaina, i due ragazzi si ritrovano nell'appartamento di Kelly e fanno nuovamente sesso.
Kelly stringe le mani al collo di Victor che,nonostante il quasi soffocamento, giunge all'orgasmo con un'intensita ancora maggiore rispetto alla prima volta.
Legato e immobilizzato sul letto di Kelly, Victor non desidera altri che lei.
Kelly nel frattempo decide di mettere una firma su Victor; vuole che sia suo. Decide allora di incidere, tra le urla del ragazzo, sulla schiena di Victor , con un coltello da cucina, un inequivocabile "Kelly + Victor".
Victor ,dolorante, a malapena si regge in piedi. Si riveste in fretta e fugge terrorizzato dall'appartamento di Kelly.
La violenza è sempre presente.
Ce la presenta anche l'amica di Kelly, Vicky, dominatrice sessuale a pagamento che chiede a Kelly di aiutarla con un cliente "sottomesso, a cui piace essere legato, frustato, violentato.(...) cento sterline per mezz'ora di lavoro(...) ha avuto una settimana particolarmente buona, e sente il bisogno di essere punito in maniera altrettanto degna, di essere trattato come una merda per un pò, ma vuole qualcosa di più della sessione abituale, da qui la richiesta di due donne e non una. Sono soldi facili(...)".
Kelly accetta e sfoga sul cliente tutta la sua brutalità umiliando la persona che ha di fronte; il risultato di questa sua violenza si materializza sotto forma di un pagamento extra da parte del cliente.
Kelly è incredula.
Vicky allora le spiega : "(...) E' tutta una questione di potere, vedi; vogliono sentirsi importanti, indifesi. Vogliono sentirsi dire cosa devono fare, essere comandati e umiliati da una donna da cui si sentono attratti sessualmente e che sanno di non poter avere. Soprattutto se vedono quella donna come socialmente inferiore. E' tutta una questione di UMILIAZIONE; il dolore è solo un aspetto di tutto quanto(...)" .
Il libro nelle conversazioni tra Vicky e Kelly raggiunge alcuni dei suoi punti migliori; Kelly nonostante tutto il disagio e la perversione che circondano lei e la sua amica non riesce a renderla partecipe di quello che sente dentro di lei e di cosa sarebbe capace di fare a Victor (e di cosa ha già fatto) .
La solitudine l'accompagna.
La madre le abita vicino ma Kelly non la va mai a trovare; sente l'impulso di chiamarla ma puntualmente se ne pente.
Odia il suo lavoro. E odia il suo datore di lavoro.
Si licenzia.
Non riesce a trovare un senso alle cose, al lavoro, alla vita che fa.
Si sente dannatamente sola; è incapace di comunicare i suoi sentimenti più profondi a chi le sta accanto o forse, semplicemente, non è incapace ma non si fida dei rapporti umani e delle persone che la circondano. Pensa che non la possano e non la vogliano capire.
Solo in Victor crede di trovare una ragione; ma è spaventata da se stessa e da ciò che potrebbe fargli.
Il libro ha il merito di descrivere bene tutte queste sensazioni e di condurci in un "crescendo rossiniano" fino al tragico e compassionevole finale.
Quello che forse, in certi momenti, ho trovato meno apprezzabile sono alcuni passaggi troppo simili al "Fight Club" di Chuck Palahniuk; in altri invece esce prepotentemente la personalità dell'autore che descrive in maniera molto vivida il mondo frequentato dai suoi personaggi.
E' tutto un eccesso il libro. Ma è un eccesso voluto fino all'ultima parola per estremizzare la condizione di solitudine e di malinconia dei due protagonisti.
La ricerca di amore e comprensione in una Liverpool , metafora del mondo, dominata dalla pornografia, dalla droga, dai soprusi e dal sesso più selvaggio e perverso.
Un romanzo che in certi punti ci porta quasi al limite del disgusto per certe descrizioni dettagliate di alcune pratiche sessuali. Un pugno allo stomaco.
Lo stile della scrittura è crudo, esplicito. Del resto usando la prima persona non poteva essere altrimenti visti i personaggi che la storia mette sotto la lente d'ingrandimento.
Un libro che sicuramente fa discutere e riflettere.
E quando è cosi già è un'ottima cosa.










Dai pensieri di Kelly:


"(...) Hanno tutti dei segreti, dei desideri e dei bisogni cosi forti da trasformarsi in brame, ossessioni. Dei bisogni terribilmente profondi per cose che gli hanno detto di desiderare - macchine nuove o cose cosi, televisori, impianti stereo - perchè non si può vivere senza dvd, sono cose senza le quali la vita sarebbe vuota. E poi più giù, dentro le stanze oscure e inesplorate dei loro cuori pulsanti, dei loro bisogni veri, i loro desideri più sinceri, genuini, autentici, che probabilmente si portano dentro fin dalla nascita, ma che poi cominciano a coagulare, a inacidirsi e farsi contorti, deformi, sempre di più, sempre peggio, finchè non finiscono pure loro bloccati nei ceppi, con delle strane ragazze che li mutilano fisicamente. E quelli implorano pietà e contemporaneamente altra violenza, e sono disperati, deliranti e sudati, partecipano a una smania più grande. Questa frenesia malata, con al centro una sola scintilla, una piccola scintilla tremolante, viva, crepitante e inestinguibile. 
Solo che siamo stati abituati a ricercare cose così enormi e assordanti che non riusciamo più a vedere quella presenza cosi minuscola o a sentire il suo debole crepitare. Ed è come se non esistesse(...)"






EDIZIONI : FELTRINELLI
ANNO PUBBLICAZIONE: 2007

giovedì 23 dicembre 2010

Perchè finisce? Perchè inizia?

Il titolo potrà sembrare erroneo ma è proprio ciò che intendo.
Parto da una premessa.
Un rapporto che finisce.
Tutte le domande che ci facciamo sui perchè e sui per come di questa fine; ed è lì che inizia il dolore.
"Perchè inizia?" .
E' un dolore al quale non riusciamo a sfuggire.
Lo neghiamo, lo nascondiamo, facciamo finta di non conoscerlo come facciamo con una persona che incontriamo per strada e con la quale non vogliamo parlare.
Ma è tutta un'illusione.
Crediamo di poter far finta di nulla ma l'unico modo per superare questa fase è l'accettazione di ciò che è, di ciò che è stato e di ciò che non sarà.
Solo passando per questo percorso sarà possibile raggiungere quella piena consapevolezza che ci darà la possibilità di voltare pagina.
Questa è la teoria che dovrebbe diventare pratica.
Ma è in pratica quello che in molti casi non facciamo mai; e allora ci chiediamo perchè inzia, cosa possiamo fare per iniziare a superare il dolore di una fine.
La risposta solitamente è davanti ai nostri occhi ma non vogliamo vederla, la rifiutiamo.
Perchè fa troppo male.
Perchè speriamo che il nostro caso sia quella famosa eccezione che può sempre capitare a ognuno di noi. Vogliamo essere i predestinati.
Vogliamo credere che la dea bendata, il destino o qualsiasi altra cosa nella quale crediamo di poterci appellare  si sia accorta di noi e ci tenda la mano.
Siamo gli illusi per eccellenza.
E' anche vero, però,  che non possiamo reprimere quello che abbiamo dentro.
Forse il modo migliore per raggiungere la fase della consapevolezza è quello di dare l'anima per la cosa nella quale crediamo; a volte si rischia di travalicare e di creare situazioni spiacevoli, è vero.
Il confine come sempre è molto labile.
Perchè se non è un modo di risolvere le cose il negare il dolore non lo è allo stesso modo il reprimere ciò che il nostro cuore ci urla a pieni polmoni.
Si rischia solo di impazzire.
Perchè il cuore quando grida non puoi non sentirlo. Se cerchi di metterlo a tacere, il dolore che provi in quel momento sarà niente rispetto alle cicatrici che gli avrai procurato facendo finta di non sentire il suo dolore.
E allora... "perchè finisce?" ci chiediamo.
Ci arrovelliamo dietro a questa domanda e sappiamo che la risposta non la sapremo mai.
Tutt'al più sarà una verità filtrata.
Una risposta insoddisfacente (quando mai non lo è in questi casi?).
E allora oltre a chiederci "perchè inizia?"  ci chiediamo anche "quando finirà?" pensando al dolore che stiamo provando.
Ci sono volte in cui sembra non finire mai. Passano i mesi.
Nel  momento stesso in cui pensi di aver fatto tanta strada ti ritrovi nello stesso punto che avevi lasciato mesi prima e ti chiedi nuovamente "quando finirà" ?


Ma soprattutto, ne vale la pena ?